OMICIDIO PER LIBIDINE/LUSTMORD/LUST MURDER. Tradotto in inglese in Lust Murder, è il termine con cui si è voluta designare l’espressione estrema e fortunatamente eccezionale di sadismo sessuale ...
OMICIDIO PER LIBIDINE/LUSTMORD/LUST MURDER. Tradotto in inglese in Lust Murder, è il termine con cui si è voluta designare l’espressione estrema e fortunatamente eccezionale di sadismo sessuale, che in siffatti soggetti non rimane mai un atto isolato, ma si svolge anzi, ad intervalli di tempo variabili, con una coazione a ripetere che viene fermata solo o dall’arresto o dalla morte dell’omicida.
Fonte: Ugo Fornari, Trattato di Psichiatria Forense, 2004. (Ricerca curata da Cristina Maria Leoni)
OMICIDIO PER LIBIDINE/LUSTMORD/LUST MURDER. Si verifica quando il delitto del serial killer è compiuto per ottenere piacere sessuale. La terminologia criminalistica degli Usa utilizza il termine lust murder per designare un omicidio sessuale commesso in modo particolarmente sadico e brutale, con torture, mutilazioni o lesioni ai genitali delle vittime. Per alcuni studiosi il lust murder appartiene all’area del sadismo, per altri si tratta di una parafilìa a se stante. Krafft-Ebing così si esprimeva a proposito dell’omicidio per libidine: <<riserviamo questa espressione ai soli casi in cui l’omicidio funge da stimolo diretto del piacere sessuale. Ci può essere un’assenza di ogni desiderio per il coito, in quanto il godimento è effetto diretto della crudeltà. Può avvenire che, uccisa la vittima, il mostro compia altri atti di brutalità sul cadavere, come ad es. quello di farlo a pezzi e di affondare le mani nelle interiora, frugandovi con avidità e voluttuosità>>. Tra i casi clinici riportati da Krafft-Ebing nella sua Psychopathia Sexualis, riguardanti soggetti che avevano commesso più omicidi allo scopo di ottenerne piacere sessuale, si cita anche Jack lo Squartatore e Verzeni. V. anche Sadismo sessuale.
Fonte: Paolo De Pasquali, Serial Killer in Italia, un’analisi psicologica, criminologica, e psichiatrico-forense, 2011. (Ricerca curata da Cristina Maria Leoni)