PIROMANIA. Nel DSM-IV viene descritta come l’appiccamento di incendi deliberato e intenzionale in più di un’occasione. Il soggetto è affascinato, interessato, incuriosito, o attratto dal fuoco e i suoi contesti situazionali (attrezzature, usi, conseguenze).
PIROMANIA. Nel DSM-IV viene descritta come l’appiccamento di incendi deliberato e intenzionale in più di un’occasione. Il soggetto è affascinato, interessato, incuriosito, o attratto dal fuoco e i suoi contesti situazionali (attrezzature, usi, conseguenze). Vive una tensione o eccitazione emotiva prima dell’atto, nonché piacere, gratificazione o sollievo quando viene appiccato l’incendio. L’appiccamento di incendi non è quindi messo in atto per un vantaggio economico, o per un’ideologia socio-politica, o per occultare un’attività criminosa. Benché l’incendio consegua all’incapacità di resistere ad un impulso vi può essere un’accurata preparazione prima di accendere il fuoco, ed il soggetto può lasciare dei chiari indizi.
Fonte: Paolo De Pasquali, Serial Killer in Italia, un’analisi psicologica, criminologica, e psichiatrico-forense, 2011. (Ricerca curata da Cristina Maria Leoni)
PIROMANIA. La piromania è la tendenza a provocare intenzionalmente degli incendi a scopo non lucrativo. Si tratta per lo più di delinquenti solitari, come avviene per la cleptomania, ma in questo caso più frequentemente di sesso maschile, che incendiano edifici o boschi senza apparente motivo, sulla spinta di un impulso irrefrenabile e di un senso di tensione che viene placato attraverso l’atto incendiario. Il piromane, oltre ad appiccare fuoco senza finalità economiche (come invece chi provoca incendi dolosi per ottenere risarcimenti da assicurazioni) non è nemmeno motivato da vendetta od ostilità verso il danneggiato, o da ideologia, o da ragioni di protesta: spesso non sa fornire spiegazione alcuna del fatto commesso, salvo quella che gli piace vedere il fuoco.
Fonte: Gianluigi Ponti, Compendio di Criminologia, quarta edizione, 1999. (Ricerca curata da Cristina Maria Leoni)