CSC - Centro per gli Studi Criminologici
Titolo : Ansia, disturbo d'
Categoria : Dizionario
Intestazione :
ANSIA, DISTURBO D’. Il disturbo d’ansia è una condizione psicopatologica caratterizzata primariamente dal sintomo d’ansia.
Testo :
ANSIA, DISTURBO D’. Il disturbo d’ansia è una condizione psicopatologica caratterizzata primariamente dal sintomo d’ansia. I pazienti nevrotici hanno chiara consapevolezza di essere ostacolati nella loro vita quotidiana dal disagio e dalla sofferenza che la nevrosi provoca loro, e sentono compromesso quel sentimento di benessere interiore, di efficienza somato-psichica, che viene generalmente modificato quando interviene appunto una malattia: in altre parole, differentemente da quanto di solito accade allo psicotico, il nevrotico ha piena consapevolezza di essere ammalato. La percentuale di persone affetta da disturbi d’ansia varia dal 15 al 23% della popolazione adulta. Nel nevrotico è presente in maniera esorbitante quella molesta sensazione, l’ansia, che in quantità contenuta tutti possiamo provare, ma che in lui comporta il vivere in un costante stato soggettivo disturbante, che alimenta sentimenti di paura, di insicurezza, di pericolo, anche in circostanze che gli altri affronterebbero senza problemi. Il disagio psichico si esprime nel nevrotico secondo una modalità tipicamente autoplastica ovvero egodistonica, cioè rivolgendo all’interno della personalità i propri problemi psichici, con sofferenza interiore, piuttosto che rifletterli sull’ambiente con il proprio comportamento abnorme, come avviene nelle modalità alloplastiche ed egosintoniche di reagire, tipiche dei disturbi di personalità. Sotto il profilo terminologico, per ansia si intende uno stato d’allarme che normalmente è fisiologico nell’uomo come nel mondo animale, che si attiva di fronte a minacce esterne, e che comporta uno stato di massima attenzione che prelude la migliore efficienza del soggetto in previsione di situazioni d’emergenza, realizzatesi ad esempio in comportamenti di sopravvivenza quali la fuga o l’attacco; essa si accompagna ad aumento del battito cardiaco, i sensi si acutizzano, la psiche e il fisico si concentrano sulla presunta fonte di pericolo. Normalmente la fisiologica risposta ansiosa si esaurisce una volta superata la situazione che l’ha evocata: solo in alcuni casi l’ansia diviene patologica, e lo stato ansioso può manifestarsi anche in assenza di cause scatenanti: sono appunto queste le evenienze che configurano i disturbi d’ansia. In alcuni casi l’ansia può manifestarsi anche con sintomi fisici quali palpitazioni, sudorazione, disturbi intestinali, difficoltà respiratorie, insonnia, inappetenza, tensione muscolare. Si usa anche il termine angoscia per indicare stati d’ansia particolarmente profondi. Per panico si intende uno stato d’ansia estrema ed acuta con forti implicazioni psicofisiche, tanto da poter apparire quali stati di grave patologia organica. I principali disturbi d’ansia si classificano a seconda del tipo delle manifestazioni.
- Disturbo d’ansia generalizzata. E’ caratterizzato dalla tendenza alla preoccupazione eccessiva ed al timore di eventi negativi anche al di là di ogni evidenza reale. L’ansia è intensa e procura fastidio al paziente che non riesce a controllarla con conseguenti difficoltà nella vita di relazione. Si tratta di uno stato d’ansia diffuso, non limitato ad una singola situazione; possono essere presenti anche segni neurovegetativi (irritabilità, irrequietezza, insonnia, affaticabilità, tensione muscolare). Il sintomo ansia è responsabile di forte disagio per ogni compito o responsabilità anche di scarso rilievo, talché il soggetto vede amplificate le difficoltà, è apprensivo, sempre in allarme, preoccupato, anche in circostanze che non giustificano perfino ai propri occhi la sua ansietà.
- Disturbi da attacchi di panico. Sono caratterizzati da crisi di ansia acutissima che insorgono senza segnali di preavviso e durante i quali il paziente può temere di morire, di perdere il controllo e di compiere atti inconsulti; durante l’attacco l’espressività dell’ansia è così pervasiva e spaventosa per il soggetto, da fargli richiedere l’invio d’urgenza in un pronto soccorso ospedaliero: nell’arco di qualche decina di minuti l’attacco raggiunge il suo acme per poi gradualmente lasciare il posto alla spossatezza e alla depressione. Si ingenera poi, con il ripetersi degli attacchi, uno stato d’ansia persistente legata al timore del ripetersi di simili attacchi. Il paziente adotta frequentemente un comportamento di evitamento consistente nell’evitare situazioni potenzialmente scatenanti l’attacco, oppure nell’adottare strategie atte a garantirsi possibilità di soccorso, ad esempio col farsi accompagnare da persona amica o col limitarsi a percorsi noti e tranquillizzanti.
- Fobie. Si intendono con tale nome la paura motivata e irrazionale di situazioni, ovvero il volare, o l’andare in automobile, specie da parte di chi sia stato coinvolto in gravi incidenti stradali; oppure la paura di certi animali (ragni, insetti) o di cose inanimate come il sangue, o anche il timore di contrarre malattie. Si denomina fobia sociale quando si hanno difficoltà, a volte vissute come insormontabili, al solo pensiero di dover affrontare situazioni che comportino l’incontro con persone che esulano dal normale entourage, l’essere esposto al giudizio di un gruppo di persone, il partecipare a riunioni di lavoro, o dover prendere la parola in pubblico.
- Disturbo ossessivo-compulsivo. E’ un disturbo tipicamente cronico che si caratterizza per la presenza di ossessioni, che sono pensieri o immagini psichiche che non abbandonano la mente nonostante il soggetto cerchi di liberarsene: le ossessioni hanno un contenuto assurdo, talora blasfemo od osceno, considerato inaccettabile dal soggetto; i pensieri ossessivi sono fastidiosi e irragionevoli, talché il paziente li critica e li vorrebbe scacciare, senza però riuscirvi. Le compulsioni ( o anancasmi) sono impulsi – e non pensieri come le ossessioni – percepiti come estranei che portano il soggetto a compiere gesti e azioni senza significato razionale, ma che sono veri e propri rituali funzionali a evitare l’ansia che insorgerebbe se non venissero compiuti. Le più frequenti compulsioni riguardano la pulizia, il lavarsi continuamente le mani, il collocare oggetti in un certo modo, il dover controllare più volte certe azioni come l’aver chiuso la porta o il gas prima di coricarsi nel timore di aver commesso errori o dimenticanze.
Fonte: Gianluigi Ponti, Compendio di Criminologia, quarta edizione, 1999. (Ricerca curata da Cristina Maria Leoni)
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