HIV, PROBLEMI DEONTOLOGICI IN CASO DI INFEZIONE DA. Essi concernono in particolare il problema della cura del soggetto positivo o conclamato.
HIV, PROBLEMI DEONTOLOGICI IN CASO DI INFEZIONE DA. Essi concernono in particolare il problema della cura del soggetto positivo o conclamato. Diverso è a questo livello l’obbligo che incombe sul medico libero professionista (libero di rifiutare la cura di un soggetto affetto da AIDS, salve le condizioni di urgenza), sul medico di famiglia (che non può ricusare un proprio assistito affetto dalla malattia) sui medici operanti nelle strutture pubbliche (per i quali incombe il dovere di ufficio, trattandosi di pubblici ufficiali). Anche il comma 1 dell’art. 5 della legge 5 giugno 1990, n. 135 (con le articolazioni di cui sopra) ribadisce che tutti gli operatori sanitari “sono tenuti a prestare la necessaria assistenza adottando tutte le misure occorrenti per la tutela della riservatezza della persona assistita”. Pertanto l’assistenza sanitaria è obbligatoria per tutti i portatori di HIV e non può essere loro rifiutato il ricovero ospedaliero o un intervento chirurgico. In tutti i casi, solo al malato spetta il diritto-dovere di sottoporsi o meno alle cure, che – nel caso di malattia conclamata – sono sintomatiche e mai foriere di guarigione. E’ doverosa una particolare assistenza psicologica e sociale ai sieropositivi, essendo tali soggetti esposti in misura molto elevata a rischio suicidario. Non è possibile sottoporre un malato di AIDS a trattamento sanitario obbligatorio (T.S.O., ex art. 33 della legge n. 833/1978); in linea di principio anche l’accertamento sierologico non può essere imposto, ma deve semplicemente essere offerto.
Fonte: Ugo Fornari, Trattato di Psichiatria Forense, 2004. (Ricerca curata da Cristina Maria Leoni)