CSC - Centro per gli Studi Criminologici


Titolo : <strong>Indizi di menzogna - Cap.4 - di Luca Cionco</strong>
Categoria : Gli Esperti scrivono

Intestazione :

Indizi di menzogna - Cap.4 - di Luca Cionco

Non basta essere sinceri per apparire sinceri.
Non basta essere innocenti per essere scagionati.
Innocenti e colpevoli a confronto di fronte a un fatto compiuto, quali sono le reazioni?

Il Dott. Luca Cionco è Direttore dell'Area Scienze Comportamentali e della Scuola di Alta Formazione Analisi Comportamentale del Centro per gli Studi Criminologici - Membro del Comitato Scientifico del Centro per gli Studi Criminologici



Testo :

Indizi di menzogna - Cap.4 - di Luca Cionco

Non basta essere sinceri per apparire sinceri.
Non basta essere innocenti per essere scagionati.
Innocenti e colpevoli a confronto di fronte a un fatto compiuto, quali sono le reazioni?

Vi è mai capitato di stare dalla parte della ragione e comunque subire delle conseguenze?
A me personalmente è capitato più volte nel corso della vita e la sensazione di impotenza che si prova è frustrante, inibente e causa feedback, spesso, al limite della razionalità.
Come reagisce una persona accusata di aver commesso un fatto?
Partiamo da una separazione tra i colpevoli e gli innocenti e, in secondo luogo, mettiamo in relazione la categoria con la stima di sé che la persona ha.
Il concetto di stima di sé non è certo immediato e di semplice comprensione, come spesso accade quando si toccano le sfere della personalità, proviamo comunque a dare una prima spiegazione come  “Insieme dei giudizi valutativi che l’individuo dà di se stesso” (Battistelli, 1994). Necessario quindi auto-osservarsi, auto-conoscersi, auto-valutarsi, con tutti gli errori che in genere si fanno a causa di distorsioni cognitive e percettive, valutazioni degli altri che incidono e hanno inciso nel nostro ambiente e via dicendo, disturbi di personalità e via dicendo.
In genere gli innocenti che hanno alta stima di sé se accusati andranno in collera, saranno furiosi e si lasceranno andare, sovente, a scatti incontrollati; non avrà paura e quindi non la mostrerà sul viso, così come non mostrerà senso di colpa.
Per gli innocenti che hanno bassa considerazione di sé le emozioni sono diverse, infatti potranno mostrare paura derivante dal fatto di non essere creduto o anche senso di colpa.
Per quanto riguarda i colpevoli invece possiamo trovarci di fronte a coloro che hanno alta stima di sé che spesso sono abilissimi attori sociali, in grado di modulare e falsificare la proprie emozioni e mostreranno collera, la stessa emozione provata dall’innocente. Paul Ekman ci porta l’esempio di Susan che, interrogata dalla CIA, minacciava di buttarsi dal quarto piano del palazzo, l’ira infatti può essere eterodiretta, verso altre persone e/o oggetti, o diretta verso se stessi con atti di vero e proprio autolesionismo o minaccia di suicidio. Già un primo grande problema, perché accusando potremmo trovarci di fronte sia l’innocente che il colpevole.
Come distinguere ulteriormente? Come capire se davanti abbiamo l’innocente o il colpevole?
In genere l’innocente vuole che si vada avanti nelle indagini, che si scavi più a fondo fornendo tutto l’aiuto necessario; ma questo può simularlo anche il colpevole. Il bravo attore può simulare tutto e i grandi criminali sono abili a mentire, altrimenti sarebbero in galera da tempo. Così come il grande truffatore in colletto bianco anche il traditore cronico è talmente abituato a mentire da riuscirci ogni volta. Il traditore avrà preallarmato la propria amante per fornirle un alibi che lui stesso si è fornito per coprire le piste. Il grande truffatore o killer avrà camuffato la propria identità e il proprio programma in maniera minuziosa. Chi commette un illecito spesso lo fa con grande preparazione, con dovizia di particolari, e così come nella scena del crimine si possono trovare residui che facciano risalire all’identità del criminale, anche nella comunicazione il colpevole lascia chiari indizi identificatori di menzogna, commetterà degli errori dovuti allo stress e alla tensione che la situazione porta in sé e soltanto l’occhio vigile di un esperto, come coloro che a breve prenderanno il Diploma della Scuola di Analisi Comportamentale al CSC, può captare.
Il colpevole può mostrare microespressioni di paura e senso di colpa. Una microespressioneè una espressione totale, abbozzata o soffocata che può durare fino a 1/25 di secondo ed essere invisibile se non si è allenati, approfondiremo l’argomento nel prossimo articolo, insieme al piacere dell’atto mentire. Di seguito due emozioni che si attivano spesso in relazione alla menzogna.
1. Paura: Si può avere paura di essere scoperti se colpevoli e paura di non essere creduti se innocenti, l’emozione è la stessa e non ha differenze fisiologiche. Il pulsante emotivo, ciò che innesca l’emozione, deriva da aspetti culturali e personali e così anche l’intensità della emozione, basti pensare ai ragni: c’è chi trema alla vista e chi invece ne trae un effetto piacevole. Cosa diversa per l’affect display, la rappresentazione dell’emozione, ciò che vediamo sul volto, considerata dalla comunità scientifica come universale, validata da esperimenti di autori importanti quali Elman, sulla scia di Darwin.


Foto 1. Paura


2. Senso di colpa: Seppure qualche innocente possa mostrare sensi di colpa, derivanti da pensieri sul fatto e non dal fatto stesso, questa è caratteristica peculiare dei colpevoli. Non è ancora considerata emozione universale. L’innocente può sentirsi in colpa di aver deriso la vittima o di non esserle stato abbastanza vicino o ancora di non aver fatto abbastanza per poterla salvare; il colpevole proverà senso di colpa relativamente al fatto in sé, ma attenzione non è detto che se non provi senso di colpa sia innocente. Uno psicopatico non proverà mai senso di colpa, non ha lo stesso sistema valoriale di una persona normale, per quanto la concezione di normalità sia complessa; Molto importanti sono le domande mirate a sondare gli argomenti opportuni e scremare i dettagli disturbanti.

Foto 1. Senso di colpa


Non basta essere sinceri per essere creduti.
Abbiamo visto che l’occhio e la mente dell’investigatore possono essere ingannati delle emozioni di chi deve rispondere e che spesso, queste emozioni, sono le stesse negli innocenti e nei colpevoli. Si possono fare deduzioni sbagliate per via di errate valutazioni sugli atteggiamenti altrui o per via di proiezioni, distorsioni, pregiudizi e via discorrendo.
Non basta essere innocenti per essere scagionati.
Non basta essere colpevoli per essere condannati.

(Luca Cionco - Direttore dell'Area Scienze Comportamentali e della Scuola di Alta Formazione Analisi Comportamentale del Centro per gli Studi Criminologici - Membro del Comitato Scientifico del Centro per gli Studi Criminologici)



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