Suicidio Gli antichi parlavano di “autothanotos”, o di “mors voluntaria”. Nel Medio Evo si trovano espressioni come “sui homicida” o “ipsius homicidium”...
Suicidio Gli antichi parlavano di “autothanotos”, o di “mors voluntaria”. Nel Medio Evo si trovano espressioni come “sui homicida” o “ipsius homicidium”. La parola “suicidium” (da “sui caedes”, uccisione di se stesso) fu adoperata per la prima volta intorno al XVII secolo. La letteratura scientifica italiana conobbe il termine suicidio solo nel 1879, con un saggio dello psichiatra e antropologo Enrico Morselli. (R.Carpentieri,2002) L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha proposto una definizione operativa di suicidio, tentato suicidio e parasuicidio, basata sul concetto del cosiddetto “fatal out”, o esito fatale. 1) il suicidio è un atto ad esito fatale che il soggetto, con la coscienza e l’aspettativa di un esito fatale, ha pianificato e portato a termine per ottenere lo scopo desiderato di morire; 2) il tentato suicidio è un atto ad esito non fatale ma consciamente tendente all’autodistruzione, deliberatamente iniziato e condotto a compimento dal soggetto; 3) il parasuicidio è un atto ad esito non fatale, iniziato e condotto a compimento nell’aspettativa di un qualche esito in grado di realizzare il desiderio autolesivo. (OMS- 1975)