Bugie. Sicuri di sapere tutto? - di Luca Cionco Dottore in scienze per l'investigazione e per la sicurezza - Profiler - Esperto di Menzogne e Comunicazione non verbale - Membro del Comitato Scientifico del CSC - Centro per gli Studi Criminologici - Direttore della Scuola di Alta Formazione in Analisi Comportamentale del CSC . Il 60% di noi mente almeno una volta ogni dieci minuti di conversazione. Questa è una delle massime di Paul Ekman ne “I volti della menzogna”. Ed anche di menzogne si occupa la Scuola di Alta Formazione in Analisi Comportamentale del 'CSC' - Centro per Gli Studi Criminologici, Ente accreditato dalla Regione Lazio, diretta dal Dott. Luca Cionco. Sembra quindi, che quella di mentire sia una pratica largamente diffusa e condivisa da ogni persona al mondo. Vediamo più da vicino quali sono le tipologie delle menzogne: commissive, omissive e manipolatorie. Le bugie possono essere scoperte attraverso un’osservazione sistematica degli aspetti verbali e non verbali della comunicazione. Prima di procedere nell’analisi delle tipologie della menzogna dobbiamo richiamare l’attenzione sul seguente concetto: la comunicazione è come un iceberg. La componente verbale ne è solo la punta. Basti pensare che secondo le ricerche di A. Mehrabian si parla di un 93% della componente non verbale. Con l’Autore però dobbiamo fare un chiarimento. Spesso coloro che insegnano le tecniche di PNL fanno credere ai discenti che questa sia verità assoluta, ma così non è. Lo stesso Mehrabian ha precisato che "Vi prego di notare che questa e altre equazioni riguardanti l'importanza dei messaggi verbali e non verbali sono state ricavate da esperimenti che si occupano della comunicazione di sentimenti e atteggiamenti (ad esempio, simpatia-antipatia). A meno che un comunicatore non stia parlando dei suoi sentimenti e atteggiamenti, queste equazioni non sono applicabili". Resta comunque oggettivo che il linguaggio non verbale, oltre ad essere più veritiero di quello verbale, è centrale nella comunicazione. Dopo questo inciso, ritorniamo alla menzogna. In concomitanza con l’atto di mentire si presenta un aumento della eccitazione emotiva, cambiamenti nello stile di pensiero e, in aggiunta a ciò, il mentitore cerca di controllare il proprio comportamento; il modo di parlare del menzognero è meno fluente, si presentano pause immotivate e spesso troppo lunghe, le pause sono spesso riempite di interiezioni come “ehm”, “ah”, “mmh”. La velocità con la quale vengono articolate le parole è più lenta, con brusche accelerazioni. Il tono vocale può cambiare in relazione agli stati d’animo: a. diventa più acuto, strozzato e tendente all’afonia nell’ansia; b. voce metallica, secca e volume più alto nel risentimento; c. timbro più basso, flebile e sospirato in relazione al senso di colpa. Se ci si trovasse di fronte ad una persona che ha commesso un delitto efferato, per il quale poi proverà sensi di colpa, pur se continuerà a negare verbalmente la commissione del delitto, la forza emotiva della colpa prenderà il controllo della comunicazione e si potrà notare quindi una flessione del tono e, spesso, del volume vocali. Il senso di colpa sarà visibile sul volto e distinguibile rispetto alle altre emozioni: vi è infatti la compressione delle labbra e lo sguardo, sovente, si fissa nel vuoto. Per avere contezza di questa manifestazione emotiva possiamo prendere ad esempio le deposizioni di Sabrina Misseri, rilasciate durante il processo relativo al delitto di Avetrana, un caso di omicidio avvenuto il 26 agosto 2010 a danno della quindicenne Sarah Scazzi. Il video a cui ci si riferisce ed analizzato nell’ambito della Scuola di Alta Formazione in Analisi Comportamentale del 'CSC' è visibile all’indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=qWjg64IXQ1s&t=3s. Ci si può trovare però di fronte ad una persona che non provi sensi di colpa in relazione al delitto commesso e ciò può dipendere da alcuni fattori. Per esempio potremo essere in presenza di un sociopatico, il quale, per antonomasia non prova alcuna emozione di empatia. In altri casi, più frequenti, la persona osservata, semplicemente, non manifesta senso di colpa per due ordini di motivi: - il primo riguarda il proprio sistema valoriale, dipendente dalla socializzazione primaria, ovvero l’educazione ricevuta dalla famiglia in età prescolare; - il secondo è dovuto al fatto che quel delitto è stato ideato e realizzato con una convinzione profonda dipendente dalle più disparate motivazioni. In questi casi però a tradire il soggetto sarà un’altra emozione, che Ekman definisce “Piacere della beffa”. Il colpevole che nega la propria partecipazione al delitto si fa gioco dell’intervistatore e vive l’intervista o, l’interrogatorio, a seconda dei casi, proprio come una sfida. Nel prendersi gioco del professionista che ha di fronte non può controllare perfettamente la propria mimica facciale e si lascerà sfuggire un sorriso di sdegno. Questo tipo di sorriso si può riconoscere perché, a differenza del sorriso vero che Ekman definisce “sorriso di Duchenne”, vi è il sollevamento di un solo angolo delle labbra e non vi è l’intervento del muscolo orbicularis oculi, il responsabile delle cosiddette “zampe di gallina”, ovvero i due segni di riconoscimento di un sorriso sincero. Il “piacere della beffa” è stato manifestato, ad esempio da Amanda Knox nel corso di una intervista rilasciata alla ABC riguardante l’omicidio di Meredith Kercher, avvenuto a Perugia il 1° novembre 2007. Durante l’intervista alla domanda posta dalla giornalista “Hai ucciso tu Meredith?”, la risposta verbale “No” della Knox è stata immediatamente seguita dall’espressione appena descritta. Anche questo video è stato oggetto di studio nell’ambito della summenzionata Scuola di Alta Formazione in Analisi Comportamentale. L’indirizzo del video a cui ci si riferisce è: https://www.youtube.com/watch?v=eFucFIgT0iI. Nei prossimi articoli analizzeremo altri aspetti della menzogna e del comportamento non verbale. Luca Cionco Riferimenti Bibliografici Anolli,L., Psicologia della comunicazione, Il Mulino, Bologna, 2002. Barra, B., Pragmatica Cognitiva, Boringhieri, Milano, 1999. Cardona, R., Introduzione all.Etnolinguistica, Mulino ,Bologna,1976. Darwin, C. The expression of emotions in Man and Animals, New York, 1872. Eibl-Eibelsfeldt ,I., Somiglianze e Differenze interculturali tra movimenti espressivi , in La Comunicazione non-verbale nell’Uomo, a cura di R.A. Hinde, Laterza, Bari, 1977. Ekman, P., I volti della menzogna, indizi di inganno nei rapporti interpersonali, Giunti Editore, Firenze 2011 Fonagy,I., Il significato dello stile vocale. In Phonèsemantikè. Il Verri,1993. 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