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Il gioco d’azzardo e le sue vittime: aspetti psicologici e criminologici. Nei giocatori patologici ciò che manca è la capacità di regolare le emozioni  -  di Maria Felicita Pizzi  



Il gioco d’azzardo e le sue vittime: aspetti psicologici e criminologici. Nei giocatori patologici ciò che manca è la capacità di regolare le emozioni. - di Maria Felicita Pizzi

Psicoterapeuta sistemico-relazionale e consulente – Docente  presso il Centro per gli Studi Criminologici di Viterbo – Consulente S.A.I onlus 

Il gioco d’azzardo patologico è un fenomeno molto diffuso ma ancora sottovalutato.
Fenomeno del quale il CSC – Centro per gli Studi Criminologici si occupa costantemente nel corso della sua intensa attività didattica  con l’obiettivo di approfondire le cause del disagio e  della devianza, al fine di formare operatori competenti e in grado di contribuire  ad operare interventi mirati anche in questo ambito dove vi è ancora una significativa carenza di professionisti preparati ad affrontare il problema.

Recentemente il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM V),utilizzato in tutto il mondo,ha incluso il gioco d’azzardo patologico nella sezione dedicata ai disturbi correlati alle sostanze stupefacenti, introducendo il nuovo concetto di “dipendenza comportamentale”. Altre forme di dipendenza, le cosiddette new addictions,  invece, devono ancora essere sottoposte a ulteriori ricerche e verifiche per essere inserite a pieno titolo tra i disturbi mentali, è il caso della dipendenza da internet, dal sesso, dallo shopping, dal lavoro ecc.

Nel caso del giocatore compulsivo, ciò che giustifica sul piano logico il concetto di “dipendenza comportamentale” è il fatto che i suoi comportamenti creano esperienze soggettive simili a quelle di chi  è diventato dipendente dalle droghe. Sembra, inoltre, che le due forme di dipendenza derivino, dal punto di vista organico, dalla stessa rete neuronale e che rispondano bene a trattamenti terapeutici simili (psicoterapia individuale e familiare, trattamento di gruppo ecc.).

Le terapie per il gioco d’azzardo patologico, infatti, ci sono, tuttavia solo una percentuale molto bassa dei giocatori in difficoltà richiede un intervento specialistico. Il giocatore d’azzardo giunge spesso a fare una  richiesta d’aiuto spinto dai familiari o per tentare di risolvere problemi di natura finanziaria e non perché realmente motivato a smettere di giocare o perché  consapevole di avere un problema di natura psicologica. Per questi motivi molto utile è la partecipazione ai gruppi di auto-aiuto, spesso organizzati dai servizi socio-sanitari del territorio, che possono aiutare a prendere consapevolezza del problema e a sviluppare una rete di supporto sociale, aiutando i giocatori a prendersi la responsabilità della loro guarigione e ad  apprendere utili strategie comportamentali per evitare le ricadute.

Come nel caso delle tossicodipendenze, nelle dipendenze comportamentali ciò che inizialmente aveva una funzione ludica e ricreativa diventa una vera e propria compulsione.

Nel caso particolare del gioco d’azzardo patologico, infatti, coloro che ne soffrono divengono progressivamente incapaci di smettere di giocare e i tentativi di controllare o ridurre il gioco falliscono, mentre tendono ad aumentare l’impegno, il tempo ed il denaro spesi in questo tipo di attività. Possono associarsi, inoltre, disturbi dell’umore, abuso di sostanze,  tentativi di suicidio.

In questi casi, anche se l’atto non è più solo fonte di piacere, la persona sente comunque il bisogno di continuare a compierlo in modo ripetitivo, nonostante vi siano ormai gravi conseguenze negative a livello finanziario, lavorativo, familiare. Il giocatore può arrivare, inoltre, ad avere anche gravi problemi legali.

Egli gradualmente perde il controllo sulle sue azioni e subentra, inoltre, il bisogno di incrementare sempre di più l’attività di gioco per avere gli stessi effetti piacevoli. Spesso si inizia con basse somme di denaro ma, per avere maggiore brivido, si aumentano sempre più i soldi giocati.

La persona trascorre molto tempo in attività legate al gioco e sono frequenti i pensieri e le preoccupazioni legate ad esso; quando è impossibilitata a giocare compare il craving che altro non è che il desiderio impellente e irrefrenabile di tornare a giocare; possono comparire, inoltre, dei veri e propri sintomi di astinenza, come profondo malessere, agitazione e nervosismo.

Spesso si tratta di persone fragili e vulnerabili, già predisposte a diventare dipendenti per delle difficoltà incontrate nella loro storia di vita e per un’incapacità di riconoscere, esprimere e regolare le proprie emozioni.

Per molti giocatori patologici il gioco rappresenta, quindi, un modo per fronteggiare stati emotivi negativi. Questi giocatori hanno frequentemente, inoltre, modalità di ragionamento distorte e dei pensieri disfunzionali che li portano a tentare la fortuna e a perdere come, ad esempio, la convinzione di poter prevedere gli esiti del gioco; si tratta, in realtà, di veri e propri errori logici dal momento che i giocatori credono di poter controllare eventi che sono, invece, incontrollabili come, ad esempio,  avviene nel caso dei numeri che tardano ad uscire al gioco del lotto.

I giocatori compulsivi, quando giocano, non riescono a fermarsi e di fronte alla perdita tendono a tentare nuovamente la fortuna nella convinzione che, proprio in quel momento, hanno la possibilità di riguadagnare tutto quello che hanno perso. Si entra così in una spirale che può condurre a mettere in atto comportamenti come rubare in casa, impegnare lo stipendio, fare finanziamenti, chiedere soldi agli usurai, raccontare bugie al lavoro e ai familiari fino ad arrivare a compiere veri e propri reati come, ad esempio, furti, rapine, truffe. Recenti ricerche hanno dimostrato, infatti, che stanno aumentando i crimini commessi a causa della dipendenza da gioco d’azzardo e molte persone affette da questo disturbo si ritrovano in carcere proprio a causa del gioco.  In questi casi proprio il carcere può rappresentare un’opportunità preziosa di consapevolezza e cambiamento, dal momento che la vera vincita, è vero, si ha quando si smette di giocare.

Il S.A.I. Sportello d'Ascolto Integrato Onlus, nato nell’ottobre del 2013 con lo scopo di offrire un servizio consulenziale gratuito destinato ai cittadini maggiorenni residenti nella città/provincia di Viterbo che affrontano condizioni di particolare disagio psico- emotivo, offre la sua assistenza attraverso i propri professionisti volontari, psicologi psicoterapeuti e legali, anche per la patologia da gioco d’azzardo compulsivo, oltre che per  stalking, cyberstalking, gaslighting, conflittualità familiare in presenza di minori, dipendenza sessuale da internet,  dipendenza affettiva,  dipendenza da cibo.  Il  S.A.I. onlus  offre  anche  un servizio di assistenza, sempre gratuita, domiciliare per tutti coloro che a causa di deficit fisici sono impossibilitati a recarsi presso lo Sportello

Per prendere un appuntamento con l’equipè di psicologi e legali  del S.A.I. si può chiamare il  numero 0761 1711448 -  oppure ci si può recare  direttamente in sede a Piazza san Francesco, 2  - Viterbo.  

Maria Felicita Pizzi

 


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