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Gli Esperti scrivono
Storia di un ragazzo troppo giovane, troppo fragile, tanto coraggioso.
Spunti di riflessione sull’art. 93 D.P.R. 309/1990 - di Lara Stefani
 
 



Storia di un ragazzo troppo giovane, troppo fragile, tanto coraggioso.
Spunti di riflessione sull’art. 93 D.P.R. 309/1990  - di Lara Stefani

E’ sicuramente più comodo, meno pericoloso, prendere le parti di chi ha ricevuto già la sua condanna dalla giustizia. Nei confronti di una persona dichiarata colpevole non ci si  pongono troppe domande, sono superflue...e poi a che pro?

Qualcuno, dall’alto, ha deciso che Lui ha sbagliato, e se ha sbagliato deve essere punito. E qui si chiude ogni valutazione, ogni interrogativo, ogni curiosità. Ed è qui che si chiudono però anche speranze, recuperi, riscatti, redenzioni…

Vi racconto una storia… che però non è finzione, ma la vita (quella vera) di un ragazzo che, poco più che maggiorenne, troppo giovane, troppo fragile, è stato ammaliato dalla droga, seducente compagna di vita che, presto, lo ha condotto, oltre che sull’orlo del baratro, anche al cospetto della giustizia.

Il ragazzo, troppo giovane e troppo fragile (ma per niente stupido), messo al bivio tra una vita, già scritta, svenduta alla droga ed una, da scrivere, da percorrere col ruolo di protagonista, ha scelto di curarsi e di ricominciare, anche aiutato da soluzioni proposte ad hoc dal nostro ordinamento.  
Notificato al ragazzo, troppo giovane, troppo fragile, ma tanto coraggioso, l’ordine di esecuzione alla carcerazione, ai sensi degli artt. 90 e 94 del D.P.R. 309/1990, per la sua condizione di tossicodipendente, e per l’impegno preso di disintossicarsi presso comunità a ciò preposte, gli si permetteva di usufruire dell’istituto dell’espiazione della pena detentiva in regime di affidamento in prova al Servizio Sociale.

Terminato il programma terapeutico elaborato, e a seguito del parere positivo espresso dall’Ufficio Esecuzione Penale Esterna competente, per la residua pena da scontare veniva richiesto al Tribunale di Sorveglianza la sospensione della pena ex art. 90 D.P.R. 309/1990, che veniva concessa in virtù dell’eccellente percorso riabilitativo svolto.

Negli anni che seguivano, il ragazzo, troppo giovane, troppo fragile, tanto coraggioso, oltre a disintossicarsi, ricostruiva la sua vita, pezzo pezzo, come era abituato a fare da bambino con le “Lego”. Allora, riordinava le proprie priorità, ripristinava la dignità sgualcita, riconquistava la fiducia dei propri affetti... cercava, trovava, si manteneva (peraltro con inaspettato successo) un lavoro, allontanandosi definitivamente da schemi di vita criminosi.
Aggiustata la propria personalità, restavano da sistemare una pena detentiva ed una pecuniaria (di oltre diecimila euro), sospese, appese al chiodo.
 
A tal proposito, l’art. 93 del D.P.R. 309/1990 recita che “se il condannato nei cinque anni successivi non commette un delitto non colposo punibile con la reclusione, le pene ed ogni altro effetto penale si estinguono”.
Forte di una nuova consapevolezza e speranzoso per il sostegno datogli (in astratto) dall’ordinamento, il ragazzo, ormai meno giovane, meno fragile, ma sempre tanto coraggioso, decideva di chiedere, con garbo, alla Sorveglianza, l’estinzione delle pene, detentiva e pecuniaria.

Risultato? Pena detentiva estinta, pena pecuniaria no, perché la giurisprudenza di legittimità chiarisce che l’estinzione è possibile solo quando il condannato si trovi in disagiate condizioni economiche, tali da non poter far fronte all’impegno.

Il ragazzo, meno giovane, meno fragile, tanto coraggioso, molto arrabbiato e molto deluso, prendeva così coscienza del fatto che se avesse trascorso gli ultimi dieci anni bighellonando, senza pensieri, senza responsabilità, senza un lavoro, magari riprendendo a delinquere (quale delinquente possiede beni alla luce del sole??), adagiato a peso morto sulle casse dello Stato, avrebbe potuto risparmiare oltre diecimila euro di un debito che invece dovrà saldare dando fondo ai risparmi ottenuti da un periodo di lavoro e rinascita.

...Se tutte le fiabe finiscono con un lieto fine, le storie (quelle vere) spesso lasciano un sapore amaro di abbandono e delusione…
The end.

(Lara Stefani  è Avvocato e Giornalista - Collabora con l'Area Giuridico Penale e con l'Area Giornalismo del Centro per gli Studi Criminologici , giuridici e sociologici.)



 


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