Anche quest’anno è arrivato il caldo … anche in carcere - di Claudio Mariani Ogni anno, quando arrivano i primi caldi ed io entro in carcere per svolgere le mie attività, provo sempre la stessa impressione: gli edifici sono stati ovviamente costruiti per garantire un elevato livello di sicurezza e pertanto ogni parete, ogni corridoio, ogni cella, ogni finestra hanno un’altissima concentrazione di materiali ferrosi ed è inimmaginabile come la temperatura esterna si moltiplichi fino a diventare insopportabile all’interno … forse non è un caso che durante la stagione calda si concentrino maggiormente i casi di suicidio e di autolesionismo … Mi rendo conto che è difficile proporre attenzione su questo tema, in quanto giustamente si pensa al male che gli ospiti del carcere hanno commesso e se sono chiusi lì dentro un motivo ci deve essere, ma al tempo stesso mi vengono in mente altri interrogativi: che cosa è un carcere? Un luogo di espiazione della pena? Un luogo di rieducazione? Un luogo di tortura o un argine alla cattiveria umana? Una discarica di rifiuti abbandonati o un prato di tulipani neri? Di sentimenti appassiti o di emozioni che rinascono? Di uomini duri o di vittime dei loro stessi inganni? Un posto dove rinchiudere i carnefici o dove nascondere molti errori della nostra società? Forse non esiste una definizione che esprima compiutamente il senso della detenzione ma sicuramente il carcere è un po’ tutte queste impressioni, a volte autentiche e a volte false, a volte sociologiche e a volte politiche, poetiche e psicologiche, frutto di tanti pregiudizi e luoghi comuni, perché di fatto il carcere è verità e falsità, il carcere è politica, è poesia, è solitudine, è il deserto …. E’ necessario sottolineare che una società organizzata ha il diritto di tutelare sé stessa e il dovere di difendere il suoi componenti contro chiunque ne minacci l’esistenza e quindi la sanzione rappresenta una modalità per conferire efficacia alla norma: quando la norma non viene rispettata interviene la sanzione e il suo effetto deterrente; ma scoraggia davvero i componenti di una comunità dal commettere nuovi reati? Restituisce alla società persone in grado di reinserirsi nel tessuto sociale? Ma se le nostre comunità si sentono oggi tanto insicure e la percentuale di recidiva è così alta (66%) significa che stiamo spendendo davvero male i soldi dei contribuenti: urge dunque una nuova soluzione al problema e questa ricerca non dovrebbe coinvolgere solo qualche intellettuale ammalato di riformismo o qualche samaritano ammalato di buonismo, ma dovrebbe rappresentare una priorità delle società civili e lungimiranti, che pensano al bene e alla sicurezza delle generazioni successive. Questo sistema ci ha dimostrato ormai che non è il tempo che un condannato trascorrerà dietro le sbarre a scongiurarne la sua pericolosità, quanto il modo con il quale riusciremo a ripristinare con lui una relazione … non è aumentando gli anni di condanna che scoraggeremo i nostri figli dall’intraprendere una strada sbagliata, quanto la nostra capacità di accompagnarli lungo la strada giusta … In conclusione, anche quest’anno è arrivato il caldo ma noi siamo tutti impegnati in altro e forse anche quest’anno non avremo il tempo per occuparci realmente di costruire un mondo più sicuro. (Claudio Mariani - Avvocato - Criminologo - Direttore Area Criminologia del CSC - Direttore del Dipartimento di Vittimologia e di Studi Penitenziari del CSC - Direttore del corso di Educazione al Diritto e Criminologia presso la C.C. di Viterbo )
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