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Ragioni e Fenomelogia del rilassamento per la qualità della vita - di Paolo Dattilo  



Ragioni e Fenomelogia del rilassamento per la qualità della vita - di Paolo Dattilo

Non essere più in grado di percepire sensazioni ed emozioni dipende dalla presenza di modelli di tensione e rigidità che imbrigliano il corpo. Sebbene si possa ritenere elevato o profondo il livello di consapevolezza raggiunto, se la capacità di percepire poggia su un corpo in condizione cronica di tensione, inevitabilmente emergerà qualche limite di accesso ai diversi piani dell’esperienza. 
 
Le tensioni fisiche si apprendono fin da piccoli per vari motivi. 
I bambini sviluppano tensione in quanto soggetti ai conflitti interiori, quelli che sorgono dall’ambivalenza, dalla contrapposizione tra istanze altrettanto emergenti e importanti: soddisfare le richieste degli adulti e realizzare i propri desideri e le proprie aspettative. 
I bambini inoltre, sin da piccolissimi, si attrezzano fisicamente contro le critiche ricevute; si piegano e si chiudono, come se stessero per ricevere un colpo, così favorendo lo stabilirsi dell’“armatura caratteriale” (Reich, 1973).
 
Un’ennesima causa di tensione deriva dall’inibizione dei vissuti emozionali. Accade spesso che i bambini vengano puniti per aver manifestato forti emozioni come la rabbia o la paura, inducendoli così a trattenere o evitare le proprie emozioni, anziché esprimerle. 
Per ultimo, sin dall’infanzia si è inclini allo scarso esercizio fisico, con la conseguenza che l’energia resta legata ai nervi e ai muscoli sotto forma di tensione/contrazione. 
La struttura corporea, mantenuta dall’attività dei muscoli, ci consente di realizzare i movimenti nello spazio e di adattare il corpo alle forze che agiscono nel mondo esterno. E’ a cominciare da questi elementi e da queste funzioni muscolari che possiamo prendere in considerazione gli effetti e le possibilità di utilizzo del rilassamento nella vita quotidiana. 
 
Per esempio, se il corpo è privo di equilibrio, si è costretti ad aumentare i livelli di resistenza e di tensione muscolare necessari per conservare la posizione eretta. Ciò determina un contenimento della “forza vitale”, delle energie disponibili, che si trovano di fatto inibite (Johnson, 1996).
La tensione fisica è causa di gran parte dei dolori muscolari e dei disagi con cui viviamo. Si percepiscono chiaramente le rigidità, le piccole contrazioni nei movimenti improvvisi, la stanchezza fisica alla fine della giornata. Riguardo a tali condizioni il rilassamento è sicuramente uno dei primi benefici riconducibili all’adozione di pratiche di tipo meditativo. 
Apprendere il rilassamento significa stabilire un requisito preliminare per ottenere un soddisfacente standard qualitativo di vita. Appare del tutto evidente come molti tratti distintivi dei nostri luoghi di vita, pensiamo alla mancanza di verde e all’inquinamento, ai disagi psicologici, alla violenza urbana o alle difficoltà nei rapporti umani, concorrano ad abbassare la qualità e le condizioni di vita. Essere rilassati è indispensabile sia per la guarigione che per la prevenzione (Ruta e Tursi, 1998). 
 
La realizzazione di questi obiettivi è data da quel potenziale che si manifesta per esempio durante i momenti di impegno totale o di rilassamento, di sogno o di intuizione, di esercizio fisico come di meditazione o di esperienza sessuale, e cioè dalla possibilità che lo spettro della nostra consapevolezza possa espandersi fino a includere nuove condizioni di esperienza e di conoscenza, i cosiddetti stati alterati di coscienza.   
Va da sé che avere accesso ai piani più profondi della realtà richiede che l’esperienza diretta degli elementi che la sostanziano, siano essi di natura visiva, uditiva o di altro genere, sia la più ampia, facile e accurata possibile. 
 
Alcune esperienze possono non essere colte durante i momenti di attività poiché si ha maggiore confidenza con gli indicatori di stress che con i segnali del rilassamento. Non appena inizia il rilassamento queste esperienze emergono alla consapevolezza. Appare comune, per esempio, sperimentare ciò che viene riconosciuto e definito come fenomeni di rilascio. Alcuni di questi si manifestano come sensazioni di formicolio o di intorpidimento, modificazioni percettive spontanee, gorgoglii dello stomaco, traspirazioni, scosse o tremolii del corpo, ricordi o sensazioni.  
Il rilassamento, dal punto di vista psicofisiologico, può essere definito come:
- l’opposto o l’assenza di attivazione
- lo stato psicofisiologico posizionato sul valore di base convenzionale nel continuum di attivazione-  disattivazione.    
Il rilassamento presenta i seguenti indicatori fisiologici:
- rallentamento della frequenza respiratoria e regolarizzazione dei cicli respiratori;
- riduzione del consumo di ossigeno;
- rallentamento della frequenza cardiaca;
- aumento della resistenza cutanea;
- diminuzione del tono della muscolatura scheletrica;
- vasodilatazione periferica;
- aumento della sincronizzazione dell’EEG, vale a dire aumento della percentuale di onde alfa.
La caratteristica fisiologica della reazione di rilassamento rimanda quindi a un complessivo abbassamento dell’intensità di eccitazione della componente simpatica del sistema nervoso autonomo, e in un generale aumento dell’attività della componente parasimpatica che si esprime mediante:
- variazione delle funzioni autonome (diminuzione della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, riduzione del diametro pupillare, diminuzione della sudorazione e aumento dell’attività motoria e secretoria del sistema gastrointestinale);
- variazioni nervose centrali (aumentate sincronizzazioni dell’EEG e ipotonia della muscolatura scheletrica);
- variazione del comportamento, del vissuto e della coscienza (inattività, obnubilamento e stato ipnagogico).
Il rilassamento si identifica in pratica attraverso una riduzione della prontezza di eccitazione del tono simpatico.
A livello psicologico il rilassamento si manifesta attraverso:
- la sensazione soggettiva di tranquillità e distensione;
- la diminuzione della vigilanza;
- la marcata indifferenza di fronte a stimoli interni ed esterni.
Nel corso dello stato di rilassamento si può quindi registrare una riduzione dell’attività della formazione reticolare e un equilibrio tra il sistema reticolare (intensità) e quello limbico (qualitativo-emozionale).
Lo stato di rilassamento non mira a ridurre al massimo le funzioni fisiologiche, bensì a conservare un assetto equilibrato della loro interazione, con evidente beneficio per l’unità psicosomatica.
In sintesi, questi sono alcuni indicatori abituali del rilassamento:
pesantezza, leggerezza, calore, formicolio, sbadiglio, sospiro, respirazione più lenta, respirazione più facile, respirazione con la pancia, apertura mentale, concatenazione, calma, tranquillità, pace, flusso di sensazioni, abbandono delle emozioni, tremolio, rilassamento degli occhi, rilassamento dei muscoli, mani più pesanti e più calde. 
 
La consapevolezza e la pace sorgono dalla possibilità di accedere al silenzio del mondo interiore, senza distrazioni. Mettere decisamente a parte tutti i problemi, le ansie e le preoccupazioni circa il rapporto con il mondo, costituisce un presupposto fondamentale per giungere alla condizione di rilassamento. D’altra parte, per raccogliersi all’interno occorre staccare dall’esterno, al di là ogni valutazione negativa di quest’ultimo e delle relazioni con esso. 
 
Tuttavia è una contraddizione in termini raggiungere il rilassamento forzando lo stato emotivo in quel momento presente. Il rilassamento ha origine dal lasciare andare, si determina con l’arrendersi a forze che a ben vedere sono più potenti dell’essere umano stesso. 
La percezione-consapevolezza del corpo, delle sue singole componenti e sensazioni, costituisce l’elemento fondamentale su cui fa leva l’esercizio di rilassamento. Essendo il corpo ciò con cui siamo maggiormente in contatto in quanto percepibile in modo diretto e costante, esso diventa, tra i livelli possibili, il più semplice da rilassare. 
“Ascoltare il corpo” è già un metodo semplice ed efficace per sedare l’irrequietezza fisica. Talvolta bastano pochi istanti di pratica per acquisire sicurezza e convinzione rispetto alla validità di questo metodo; ascoltando il corpo con attenzione, si percepisce immediatamente lo stato della propria postura in relazione al campo gravitazionale. Se si resiste troppo spesso a questa forza non si può giungere al rilassamento, giacché esso è funzione della capacità del corpo di abbandonare il proprio peso al flusso gravitazionale terrestre. 
Non di meno, nell’esercizio di rilassamento occorre considerare il ruolo che svolge l’attività del respiro. Questa, soprattutto se in associazione con la consapevolezza del qui e ora, ha realmente una funzione di guida, insieme al potere di rilassare e vitalizzare il corpo, l’attività mentale e quella emotiva.  
 
Abbiamo fatto cenno a come dal punto di vista fisiologico e psicologico il rilassamento tenda a ridurre l’eccitabilità corticale, simpatica e ipotalamica, permettendo di conseguenza il graduale decremento dell’intensità degli stati emotivi esperiti. 
Quando si riesce a diminuire le interferenze del sistema, grazie alla presenza di un “comando” centralizzato sostenuto dalla ricerca di un senso di benessere emotivo, spontaneamente e senza forzature tenderanno a sorgere calma, chiarezza mentale ed energia fisica. 
E’ in funzione di questo comando, dettato dalla coscienza dell’Io, che occorre lasciare andare, arrendersi accettando ciò che si presenta spontaneamente allo stato di consapevolezza. 
In ultima analisi, sebbene immaginare un evento si ponga come atto intenzionale, in seguito bisogna lasciare che esso si realizzi spontaneamente e che venga contemplato passivamente. Ciò costituirà il miglior rinforzo positivo al comportamento evocato.
 
Antonia Carosella ha ben sintetizzato, nella presentazione dei suoi esercizi di rilassamento in sequenza, la natura dei processi e dei significati connessi: il rilassamento iniziale <<serve a entrare in contatto con il corpo e a sperimentare che possiamo diventare, per noi stessi, portatori di benessere oltre che strumento di stress. […] (Con il procedere della pratica vi è uno… ndr) spostamento della mente da un livello di attenzione superficiale del proprio corpo a un livello di percezione mnemonica-automatica. Ciò favorisce l’armonizzazione e la coordinazione dei gesti e dei movimenti. […] (Il passo successivo consiste nello… ndr) spostamento della mente da un livello di conoscenza mnemonico- automatica del proprio corpo, a un livello di coscienza che determina l’individuazione di uno stato che possiamo definire di “meditazione del corpo”>> (Carosella, 2003, pp. 49-55-63).  
 
L’emergere e lo stabilirsi della condizione di rilassamento si fonda sull’evidente presupposto che la presa di contatto con le esperienze sensoriali e l’attività razionale del pensiero non possono trovare luogo simultaneamente. Lo spazio mentale troverà facile saturazione dal complesso di sensazioni sperimentate in uno stato di rilassamento profondo ed equilibrato. 
D’altra parte le manifestazioni periferiche e centrali del comportamento si influenzano in maniera considerevole, ed è proprio sulla base della correlazione esistente tra le interazioni toniche della muscolatura striata e liscia con le funzioni psichiche del pensiero e dell’affettività che le tecniche di rilassamento trovano la propria reale consistenza.  
 
(Paolo Dattilo - Psicologo - Psicoterapeuta - Direttore dell'Area Psicologia e del Dipartimento Psicologia Clinica e Sociale del Centro per gli Studi Criminologici - Membro del Comitato Scientifico del Centro per gli Studi Criminologici - Direttore del S.A.I - Sportello Ascolto Integrato onlus - Ha pubblicato nel 2015 “Meditazione ipnotica-Mindfulness”, Ed. Sovera.)

Bibliografia

Carosella, A., Bottaccioli, F. (2003). “Meditazione, psiche e cervello”. Milano: Tecniche Nuove.

Johnson, W. (1996). “The posture of meditation – a practical manual for meditators of all traditions”. Boston: Shambhala Publications (trad. it. “La postura di meditazione”. Roma: Ubaldini, 1997).

Reich, W. (1973). “Analisi del carattere”. Milano: Sugar.Co.
 
Ruta, F., Tursi, R. (1998). “Meditare per guarire. Terapie orientali e occidentali”. Roma: Hermes Edizioni.

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