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I taccuini di viaggio di Lidia Vignola
Quinta narrazione da Acarnania ed Epiro, terra di passaggio  (Grecia) - 09-07-2019
 



I taccuini di viaggio di Lidia Vignola
Quinta narrazione da Acarnania ed Epiro, terra di passaggio (Grecia) -09-07-2019
Testimonianze raccontate con passione perché la passione diventi contagiosa


Odisseo è un nome terribile, "odiato" o "che porta odio" significa, ma a sceglierlo non furono i suoi genitori, che erano genitori amorevoli, ma suo nonno materno, il misterioso Autolyko, il re della selvaggia Acarnania, figlio di Ermes, ladro e truffatore, di cui si raccontava che nelle notti di luna si trasformasse in lupo, come tralaltro indicava già il suo nome, in fondo, come si dice? Nomen omen.
Da piccolo Odisseo si imbarcò per andarlo a trovare, era un po' intimorito dal vecchio che nelle storie del padre e della sua nutrice era secondo solo a Sisifo nell'arte dell'inganno, ma voleva comunque piacergli e quando fu invitato ad una battuta di caccia al cinghiale, accettò subito per provare il suo coraggio e si procurò così la famosa cicatrice che la sua nutrice Euriclea riconobbe mentre lavava per dovere di ospitalità i piedi a quel che credeva fosse un povero derelitto.
L'Acarnania è una terra particolare, terra di pastori, di massi enormi che sembrano sempre sul punto di cadere, di grotte scure e di navi abbandonate a sfasciarsi al sole in mezzo alle colline.
Da qui arrivava il corno d'ariete del formidabile arco di Odisseo, regalatogli da Autolyko, con cui uccise i Proci profanatori della sua casa e, come predetto dal nome impostogli dal suo avo, si attirò l'odio di molti anche a casa sua.
Negli ultimi due giorni CC ed io abbiamo avuto la febbre alta, ma mentre lei si è ripresa con un giorno in hotel al fresco, io quasi rantolo nell'afa del pomeriggio che mi stronca fiato e forze rendendomi pallida da morire.
È quindi con una qual certa meridionale scaramanzia che proseguiamo verso il Nekromanteion, l'oracolo dove anticamente si veniva per consultare le anime dei morti.
Recenti studi rivelano che numerose tracce ritrovate di sostanze allucinogene spiegano le visioni e le voci che i fedeli credevano di udire, ma l'emozione di entrare nell'Ade è comunque tanta, nonostante come archeologi sia io che Tsao abbiamo dimestichezza con tombe, ossa, scheletri ed affini. CC è incerta sulla faccenda, ma con piglio razionalistico dichiara che i fantasmi non esistono, quindi non c'è nulla di cui aver paura e si può scendere tranquillamente. Per precauzione però decide di fare una piccola pausa fuori dal labirinto d'ingresso per sbocconcellare i suoi cracker, perché si sa, mangiare in un antro infernale non è una buona idea, ci spiega la nostra piccola conoscitrice di miti greci, ricordando la fine di Proserpina.
Rassicurati in questo modo così autorevole, anche noi la seguiamo.
Non posso fare a meno di riflettere sui tanti modi con cui la cultura possa a volte salvarti la giornata.
Scendiamo nel tunnel sotterraneo.
Qui Odisseo su consiglio di Circe venne a consultare il defunto veggente Tiresia, per sapere della fine del suo viaggio, qui sacrificò animali per versare il loro sangue e dar da bere alle anime assetate, qui incontrò sua madre morta suicida per la disperazione di non vederlo tornare, ed anche Agamennone, il re degli Achei, e Achille, morti da tempo, ed Aiace che non volle perdonarlo e gli girò le spalle incorporee, fatte ormai solo di nebbia.
Tsao, CC ed io leggiamo, sogniamo ed esploriamo in un silenzio perfetto ed un calore infernale, giusto per restare in tema.
Anche qui approfittiamo del luogo per un'altra puntata di #liberinsitu, il progetto social di Liberarcheologia con la collaborazione di Centro Studi Criminologici e Biblioteca Hic Scripta Sunt.

Qui i link:
https://www.youtube.com/watch?v=FZmMnOCuQMM
https://www.youtube.com/watch?v=-J67vo_0uV4

L'Acheronte scorre proprio sotto la collina. Percorrerlo ci sembra doveroso fino ad Amoudia dove sfocia nello Ionio.

https://www.youtube.com/watch?v=Isqato0VBvQ

Ci accostiamo riverenti tra le canne alle sue verdi acque e rimaniamo sconcertati dalle sgargianti pubblicità che offrono "giri in barca e kayak sul fiume Acheronte".
Caronte, condannato per l'eternità a rimanere al remo a traghettare, dietro compenso di un obolo, le anime dei dannati da una riva all'altra di qesto fiume, come Dante Alighieri racconta nel terzo canto dell'Inferno, ne avrebbe certamente colto l'ironia e forse avrebbe tartassato qualche ignaro bagnante in una ideale ed interessante continuità di vita,di frequentazione e di utilizzo.
Ma è già tardi e quindi più non dimandiam, l'ultima tappa è di nuovo Igoumenitsa, dove ci imbarchiamo.
L'indomani mattina saremo di nuovo in Italia, c'è solo il tempo di uscire per un'ultima volta di notte sul ponte della nave "a riveder le stelle".
 

                                                                                                                                                            Lidia Vignola     

(Direttore del Dipartimento di Archeologia Sociale e educazione al Patrimonio Culturale del CSC e docente nel Master Archeologia Giudiziaria e Crimini contro il Patrimonio Culturale e direttore dell'Osservatorio Internazionale Archeomafie)

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