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I taccuini di viaggio di Lidia Vignola
Sesta narrazione - Chania e la bellezza dell'intreccio - Creta  (Grecia) -30-07-2019
 



I taccuini di viaggio di Lidia Vignola
Sesta narrazione - Chania e la bellezza dell'intreccio - Creta (Grecia) - 30-07-2019
Testimonianze raccontate con passione perché la passione diventi contagiosa




Siamo di nuovo in Grecia.
A Creta, stavolta.
Atterriamo a Chania in un aeroporto costruito su una lingua di terra tra mare e scogliera che unisce fascino e brivido assieme.
Chania si trova nella Creta dell'ovest e si pronuncia Hania in greco, con un'acca aspirata degna del fiorentino.
È una città di mare con il centro racchiuso da poderose mura veneziane e leoni di San Marco sparsi un po' dappertutto.
Ma il suo vero cuore antico è minoico e il suo battito risale su fino a noi passando per l'occupazione romana.
Può capitare così che passeggiando vicino al limani veneziano ci si possa imbattere in antichi insediamenti palaziali e domus romane sovrapposte, ma anche in vie con nomi dai lontani richiami partenopei.
Perché qui a Chania tutto è connubio, mistura, intreccio o richiamo.
Un esempio?
La birra locale si chiama Charma e qui fra romanesco e filosofia orientale direi che le battute fusion si sprecano.
Anche lo stesso Museo Archeologico ha sede nell'antico convento di San Francesco d'Assisi, che sotto le sue arcate e capriate veneziane custodisce pissidi minoiche e anfore romane.

CC apprezza ancore di pietra, statuette di animali e giocattoli in terracotta, stele funerarie con scene di commiato, monete, ma si entusiasma soprattutto davanti al mosaico di Dioniso ed Arianna, non tanto per la resa stilistica, ma per il lieto fine della storia della bella principessa che ballava nel labirinto di Cnosso e che piantata in Nasso - antenato e prodromo linguistico dell'esser piantata in asso (in Naxos/Nasso > in asso) per migliaia di fanciulle dopo di lei - da Teseo crudele ed ingrato, viene alla fine consolata e resa una divinità immortale da Dioniso, seguito da pantere e dal suo immancabile corteo godereccio.
Tsao ed io invece sostiamo ammirati davanti alla Master Impression, l’impronta di un anello sigillo datata alla seconda metà del XV sec. a.C., che mostra un uomo armato di lancia ed una città costiera decorata con le famose corna cerimoniali, ed anche davanti alle placche d'avorio raffiguranti elmi a zanne di cinghiale che rimandano agli eroi omerici e ad Odisseo, che ne indossa uno prima di introdursi di nascosto a Troia, rivelando in fondo che anche noi cerchiamo solo belle storie come CC.

E proprio alla ricerca di una storia ci spostiamo a Nord verso Stavros lungo la penisola di Akrotiri. Qui è stata girata l'ultima scena di Zorba il greco con Anthony Quinn e qui è nato il ballo più famoso nell'immaginario di chi pensa alla Grecia: il sirtaki, che in realtà prima del film non esisteva e fu creato mettendo insieme vari passi di balli tradizionali cretesi.
Qui Zorba, dopo varie sfortunate vicende, insegna a ballare al suo amico in una delle scene più famose della storia del cinema, ma non solo. La sua danza è inno alla vita, sfida, rivolta e allo stesso tempo gioia. Parla di come la musica possa superare la tristezza e le barriere della lingua e diventare libertà.

Non si può non leggere il brano che descrive la scena per Liber in situ, il progetto social di Liberarcheologia, Centro Studi Criminologici e Biblioteca Hic Scripta Sunt di Viterbo.

Qui il link:
https://m.youtube.com/watch?v=ynIIZSiI0JM

Proviamo anche noi a muovere qualche passo di danza mentre CC canticchia un sirtaki sotto il sole torrido. Non è solo per emulazione, però, perché quello che abbiamo capito oggi è più importante. Un libro che ispira l'arte cinematografica, che crea cultura, che diventa tradizione, che si trasforma in simbolo: il patrimonio culturale non è immobile, ma vive e si evolve, dimostrando ancora una volta di essere linfa vitale per l'anima dell'uomo.
A volte le cose non sono rigidamente bianche o nere, di un luogo o di un altro, a volte le cose non restano nettamente divise, ma si sfiorano, si uniscono, si fondono e dal contatto si può creare qualcosa di nuovo e forte e migliore, che non nega il passato, ma si apre ad un nuovo futuro. Credo che in tempi come i nostri sia una lezione fondamentale da imparare.

Ph. Tsao Cevoli 

                                                                                                                                                                 Lidia Vignola     

(Direttore del Dipartimento di Archeologia Sociale e educazione al Patrimonio Culturale del CSC e docente nel Master Archeologia Giudiziaria e Crimini contro il Patrimonio Culturale e direttore dell'Osservatorio Internazionale Archeomafie)


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