I tesori dell'arte nelle mani della mafia pubblicato su Inchieste La Repubblica Chi è Gianfranco Becchina? Lui si definisce così: "Un mecenate, un collezionista, estraneo a ogni tipo di vendita illegale di oggetti d'arte. Prima, su di me, indagò Paolo Borsellino, dopo la sua uccisione, il procuratore Gian Carlo Caselli, fu un'indagine sprecata, soldi dello Stato gettati al vento, ho smesso di essere un mercante d'arte dal 1994, e nel 1996 mi sono anche cancellato dal registro dei commercianti". Conosciuto da tutti a Castelvetrano, Becchina è proprietario di diversi edifici di grande interesse storico e artistico, come il Palazzo ducale dei principi Pigantelli Aragona Cortes Tagliavia. Situato nel cuore del centro storico di Castelvetrano, il palazzo era in realtà l'antico castello "Bellumvider" realizzato nel 1239 per accogliere Federico II. Becchina è pure in possesso di un bellissimo feudo dove oggi vive, a suo tempo appannaggio, anche questo, dei principi Pignatelli Cortes. Un parco di 25 ettari non lontano dai templi greci dell'area archeologica di Selinunte, con tremila ulivi dai quali produce il suo olio. "Non è un olio qualsiasi - spiega l'archeologoTsao Cevoli, presidente dell'Osservatorio internazionale archeomafie e direttore del master in Archeologia Giudiziaria e Crimini contro il Patrimonio Culturale - Con il suo olio hanno condito l'insalata Clinton e Bush, perché è accreditato nientedimeno che come fornitore della Casa Bianca. Inoltre ha due grosse aziende produttrici di cemento: la Heracles in Grecia e la Atlas srl in Sicilia". Continua a leggere su Inchieste La Repubblica Tsao Cevoli è il Direttore del Master "Archeologia giudiziaria e Crimini contro il patrimonio culturale" del CSC
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