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Gli Esperti scrivono
I taccuini di viaggio di Lidia Vignola
Terza narrazione da  Cefalonia e l'importanza di non rubare l'anima delle cose. (Grecia) - 06-07-2019
 



I taccuini di viaggio di Lidia Vignola
Terza narrazione da Cefalonia e l'importanza di non rubare l'anima delle cose. (Grecia) -06-07-2019
Testimonianze raccontate con passione perché la passione diventi contagiosa

 

Omero racconta che il legno delle navi di Odisseo fosse di pino appartenente al suolo cefalleno e anche le sue gigantesce guardie del corpo lo erano. Alcuni studiosi addirittura, neanche a dirlo, pretendono che anche la reggia fosse costruita a Cefalonia e non ad Itaca. 24 proci insolenti che insidiavano Penelope fedele provenivano da qui.
Cefalonia ha vita antichissima che parte dalla preistoria per passare dall'età micenea.
Il tutto avvolto come in uno scrigno dal Mar Ionio.

 

Dopo essere sbarcati a Fiskardo, Myrtos Bay, votata come la spiaggia più bella del mondo, ci acceca con pietre bianche che nella luce del giorno brillano in modo quasi insostenibile. Dall'alto il mare sembra una pietra preziosa fusa. Bisogna quasi abituare gli occhi a colori così decisi. Si capisce subito perché su questa isola adorassero il luminoso Apollo.
Dormiremo a Sami nell'hotel che vide Tsao e me più di 10 anni fa impegnati a scrivere un reportage per Archeo, lo stesso hotel, come già allora ci tenevano molto a sottolineare con tanto di poster autografati, che diede alloggio alla troupe che girò Il mandolino del Capitano Corelli con Nicholas Cage e Penelope Cruz ambientato proprio a Cefalonia. I due anziani e cordialissimi proprietari che allora ci riempirono di gentilezze ci riconoscono e conosciuta CC cominciano a vezzeggiarla e coccolarla come una ?????a, una bambola cioè, facendoci intuire immediatamente chi sarà la star e chi gli umili accompagnatori da ora in poi.
La mattina dopo, sulle orme di Schliemann, saliamo all'acropoli dell'antica Sami che osò resistere alle armate romane tanto da richiedere un esercito supplementare per essere espugnata nel 188 a.C.
Ci accompagna lungo la salita e le soste all'ombra di ulivi secolari la lettura del diario dello scopritore di Troia che compì la scalata a dorso d'asino. La parte in cui descrive il sentiero infestato di vipere ci turba alquanto ma l'unica fauna presente sembrano essere le api ronzanti e le onnipresenti e assordanti cicale che friniscono nel silenzio assoluto. L'odore di timo ci avvolge, penetra dappertutto mentre camminiamo, ad ogni soffio di vento.
Riscendiamo lentamente verso la spiaggia di Antisamos, un'altra baia che sembra filtrare il blu del cielo ed il verde dei pini per distillarlo nel mare ed incontriamo le famose capre di Cefalonia. Ci sono numerose leggende su di loro: che non bevessero mai e che avessero denti d'oro come raccontava Aristotele nel V sec. a.C.

 

L'idea di scrivere un diario di viaggio piace a CC che vi dedica, a volte, descrivendo a modo suo quel che vede, qualche momento in hotel anche se la sua vera attività principale e preferita è intanto sostanzialmente un'altra: cercare di adottare senza discriminazioni qualunque animale incontri sopra la terra, comprese formiche, mantidi ed le suoe adorate gatoules, e dentro il mare, due grandi tartarughe caretta caretta, chiamate Rebecca e Mara, stanziate nel porto di Argostoli in attesa delle barche e dell'immancabile pesce lanciato dai pescatori.
Nonostante la spensieratezza dei suoi 7 anni si intristisce però alla vista del Monumento ai caduti della divisione Acqui e coglie un fiore giallo e un ramoscello di ulivo per deporli davanti all'epigrafe che ricorda i numeri dei caduti commuovendosi e commuovendoci e facendomi riflettere ancora una volta sulla sensibilità storica che anche un bimbo può avere.
La ricerca dei presunti luoghi omerici ci porta su una barchetta nel lago sotterraneo di Melissani, una caverna individuata da alcuni studiosi come la grotta delle Ninfe e sede di un tempio di Pan, che con acqua turchese e stalattiti e stalagmiti incanta una lunga fila di turisti scollacciati appena scesi da una nave da crociera.
Il mare subito fuori nella calura afosa ci ricorda che anche la cultura enogastronomica merita riguardo. E noi ossequiosi obbediamo. La bandiera dell'Eptaneso ci approva sventolando nel sole.

Conosco Cefalonia da più di 10 anni di persona, di più tramite i libri, ma in realtà nel lontano 1997 a parlarmi della sua luce e della sua storia, come solo può un uomo profondamente innamorato della sua terra, fu Vassilis Aravantinos Leonidis, il mio professore di Archeologia egea. Fu il primo a portare me ed un manipolo di studenti a Tebe in Grecia per uno scavo dandoci fiducia e la possibilità di visitare i maggiori siti archeologici della Beozia, dell'Attica e del Peloponneso, cosa per cui ancora gli sono grata. Mi regalò una spilletta con una croce e un fiocco con i colori blu e bianco che ancora conservo dopo 22 anni perché la considero un simbolo di un'epifania personale, quella che fu per me l'inizio di un modo di vivere l'archeologia, e non solo,viaggiando per vedere con i propri occhi e cercare di capire i suoni e le luci e i panorami ed i confini senza i quali i luoghi restano solo parole nere su pagine bianche. Suggestive, evocative, ma soltanto parole. Genius loci, lo chiamavano gli antichi.
Da questa considerazione nasce da un'idea del mio Tsao Cevoli dal proteiforme ingegno il progetto social #liberinsitu di Liberarcheologia in collaborazione con il Centro Studi Criminologici di Viterbo: leggere passi di libri rigorosamente nei luoghi da loro descritti per cercare di ricrearne l'atmosfera e l'ispirazione.

Qui i link ai primi due video:

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=2445360695509438&id=874882015890655

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=2445160668862774&id=874882015890655

Nessun sito infatti può vivere come in una bolla, come una monade. Ha bisogno del continuo rapporto dialettico con i luoghi che lo circondano per trarne e darne significato e nuova linfa. Il famoso contesto che tanti scavi criminali hanno sconvolto rubando reperti e trasferendoli in musei all'avanguardia che diventano solo meri contenitori di oggetti bellissimi senza anima.
Anche questo si impara viaggiando, anche questo è parte dell'immensa ricchezza del nostro patrimonio culturale.

                                                                                                                                                               Lidia Vignola     

(Direttore del Dipartimento di Archeologia Sociale e educazione al Patrimonio Culturale del CSC e docente nel Master Archeologia Giudiziaria e Crimini contro il Patrimonio Culturale e direttore dell'Osservatorio Internazionale Archeomafie)

 

                   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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